Credo che in molti, moltissimi, si trovino nelle mie stesse condizioni: isolati in casa e da soli. Però in salute, che non è da tutti.
Mia figlia, che ha la residenza a Firenze, è rimasta dal padre in città, certamente una situazione logisticamente più facile. E credo anche per salvaguardarmi, in quanto è rientrata precipitosamente ieri ed in grande anticipo dall’Egitto.
Ed io sono qui in collina, in una casa troppo grande con la compagnia della Micia, e mi massacro di FB , Amazon Prime e cibi surgelati.
Dite quello che vi pare ma i social in momenti come questi, certamente veicolano un numero inaudito di minchiate assurde, ma contemporaneamente leniscono enormemente la solitudine ed il senso di isolamento. Sta come sempre a noi ‘filtrare’ le informazioni attraverso la mascherina del nostro buon senso: ho cancellato più gente ieri dai miei contatti, che in anni ed anni di socialitudine.
In tutto questo, ovviamente manca in maniera ossessiva esattamente ciò che non puoi fare: mai andata in discoteca nella tua vita? Adesso daresti un rene per una notte da Febbre del Sabato Sera. Sei più asociale di un grizzly? Cosa non daresti per fare ogni sera una cena invitando tutto il condominio! Perfino la visita alla suocera assurge al livello di desiderabilità di una vacanza alle Maldive o di una cena con Brad…
Io, lo giuro!, dall’anno scorso avevo SERIAMENTE deciso di riprendere a viaggiare, di spuntare alcune voci della mia TO GO LIST prima di dover pagare il biglietto anche alla badante.
Vietnam, Cambogia, Cuba, Zanzibar: questa la top four, e poi a seguire…
Ero in contatto con vari gruppi, più volte sono stata per acquistare un biglietto, frenata sempre da questioni familiari. Bhè, fossi partita come preventivato per Cuba ai primi di Marzo, il mese migliore per la isla bonita, pensate che tragedia!: bloccata là da sola!!!, sol y mar y musica y mojitossssss…
No guardate, non posso nemmeno pensarci… M’è andata proooprio bene. L
E quindi, se per adesso devo rinviare i miei viaggi da sogno, posso almeno ricordare quelli che ho fatto in un periodo della mia vita: tutti viaggi impegnativi, destinazioni che 30 anni fa non erano così easy: basti dire che il padre di mia figlia l’ho conosciuto durante un viaggio in Cina, in un anno di devastanti inondazioni e di epidemia di malaria.
No, per dire…
Perché non è che scegliessimo a priori un luogo sfigato per fare le nostre vacanze: noi pianificavamo ed acquistavamo il biglietto aereo con un pò di anticipo per una destinazione tranquilla ed affascinante. DOPO accadeva di tutto, sempre.
Prima della partenza per le vacanze davamo sempre una grande festa, e gli amici ci salutavano come si saluta chi parte per il fronte, con la ragionevole certezza che non saremmo mai tornati.
E noi partivamo comunque: eravamo giovani, curiosi, e senza figli.
Conosciuti appunto in Cina durante le alluvioni, giravamo la Turchia in autostop l’anno in cui gli attentati terroristici curdi avevano letteralmente svuotato il paese da turisti ed investitori; eravamo in Yemen quando gli indipendentisti rapivano i turisti ed il viaggio in moto in Albania, due mesi dopo l’apertura delle frontiere dopo un isolamento totale durato quasi mezzo secolo, fu forse quanto di più avventuroso abbiamo vissuto, perchè perfino trovare acqua da bere era difficilissimo, per non parlare del cibo, dove dormire, e soprattutto la benzina!
Ho seriamente temuto di aver preso il tetano tagliandomi a sangue sulla rete rugginosa di un pulciaio a Dacca, la capitale del Bangladesh dove siamo rimasti bloccati per giorni a causa di un guasto dell’aereo che ci stava portando a Bangkok.
Nel mare della Costa Rica ho fatto il bagno in una baia completamente deserta, divertendomi a saltare negli immensi cavalloni che ti prendevano e strapazzavano senza pietà, togliendoti il costume, strappandoti perfino gli orecchini, per poi scoprire solo la sera, leggendo la guida, che era assolutamente vietata alla balneazione a causa delle temutissime 'rip tides', le correnti assassine che ti catturano e ti trascinano al largo e che solo in quel punto facevano ogni anno decine di vittime.
Ero in barca a vela nelle isole dell’Ex Iugoslavia… ovviamente nell’estate del ’91, esattamente nei giorni in cui iniziò la guerra per la secessione tra Serbia e Croazia; sdraiati sul ponte della barca vedevamo i Mig sfrecciarci sopra per andare a bombardare Zara e le altre città.
Sono stata la posta di una partita a backgammon tra il mio compagno ed un camionista turco, che perse 3 partite di seguito ma che mi insegnò a ballare la danza del ventre, in una osteria ai confini con l’Armenia.
Dovendo scegliere se passare la notte all’aria aperta o nell’unica camera trovata in un’intera città, ho dormito in Thailandia in un albergo ad ore, perché la regola dei nostri viaggi era uno zaino, una guida Lonely Planet, un biglietto di andata, uno di ritorno, e nel mezzo tutto da inventare, giorno per giorno.
Vi ho promesso delle storie, nei giorni dell’isolamento: mi pare che questo possa essere uno spunto ed un buon inizio, per viaggiare con la mente e con i ricordi.
Alla prossima, e ad majora!
DaniVS